L'individuo equilibrato è un pazzo. ( Charles Bukowski )
da PensieriParole

venerdì 14 novembre 2014

Per chi ancora si ricordasse chi sono . .

. . sono lieta di annunciare che sono di ritorno su questa piattaforma.
Negli ultimi mesi, passata la maturità, ho dovuto fare i conti con situazioni spiacevoli verificatesi contemporaneamente. Da un lato, la scelta universitaria, accompagnata dalla pressione dei miei e dal mio non avere la più pallida idea di cosa scegliere, dall'altro, il trasloco, il qual ultimo dovuto al fatto che da un anno i miei avevano acquistato una nuova casa, sempre nella stessa zona, ma un po' più lontano e soprattuto più grande. Ho passato i mesi estivi, dopo i primi giorni relativamente lieti per aver concluso con successo la maturità liceale, tra scatoloni e stress, genitori di qua e di là, pagine internet dedicate all'orientamento universitario, libri di preparazione ai test delle professioni sanitarie successivamente lasciati perdere, alimentazione sballata e veri e propri test universitari ( ben tre, in tre città diverse ) e vi dico solo che , pur essendo finalmente tutti atterrati nella casa nuova, i lavori di ristrutturazione non sono ancora finiti , il che equivale a non avere privacy: sveglia tutti i giorni alle sette perché gli operai ( molto simpatici, per carità) hanno da sistemare mobili, porte, finestre, e chi più ne ha ne metta; e ciò fino alle quattro del pomeriggio. La cosa positiva è che in questa nuova casa abbiamo una situazione più tranquilla, perché finalmente ho la mia stanza ed il mio bagno, senza doverli condividere con nessuno. D'altro canto tutto ciò ha portato ad una vera e propria sorta di crisi esistenziale: capirete che, per una persona affetta da DOC come me, perdere i luoghi a cui è abituata, perdere tutto ad un tratto le proprie abitudini, i propri "rituali ", provoca una bella botta sull'inconscio. Gli inizi sono stati molto traumatici, anche perché la mia stanza non era ancora finita, e neanche quella dei miei; per cui siamo dovuti stare tutti insieme per qualche settimana a dormire nella stanza di mia sorella, il che è stato non privo di " se sporchi quello ti ammazzo" o " se rompi quello me li ripaghi" o " qui da me non puoi bere il caffè, vai fuori " ecc. ecc. Adesso invece, come vi dicevo, ho uno spazio mio, ed anche un terrazzino / cortile in cui fumare in pace, perché siamo non più in una palazzina bensì in un piano terra di una casa a due piani. Capirete che, vivendo con gente in casa tutto il tempo, tra cui anche quella arpia di mia sorella, non ho potuto proprio vomitare. Risultato: udite udite . . Ho passato ben un mese intero senza vomito !! Il che, naturalmente, è stato recuperato, anche se non ampiamente, nei primi due giorni in cui finalmente ho avuto la possibilità di stare in santa pace da me nella stanza con il mio bagno ; ma sono stati episodi non tragici e non lunghi, dovuti principalmente alla voglia di sfogare un po' lo stress accumulatosi. Nonostante tutto, ho cercato di mantenere il più possibile il controllo, non rinunciando al mio preciso schema alimentare. Difatti, sono rimasta come durante l'estate, ovvero non ho preso nessun chilo in più, la magrezza resta.
Ma passiamo all'argomento università : come vi ho accennato prima, ho fatto esattamente ben tre test di ingresso diversi, dovuti principalmente al fatto che i miei mi stressavano e che non sapevo proprio dove andare a sbattere la testa . I test sono stati i seguenti:
1) test di giurisprudenza italo-francese a Firenze
2) test di mediazione linguistica a Forlì
3) test di giurisprudenza a Roma ( opzione che tenevo nel caso non fossi stata ammessa in nessuna delle altre due precedenti opzioni  ) .
Bene. Com'è andata ? Li ho passato esattamente ben tutti e tre: nel primo caso, erano ammessi solo quindici candidati, e mi hanno presa, nel secondo caso, solo ventotto candidati, e mi hanno ugualmente presa. Magnifico, direte, no ?! Forse, a parte il fatto che tutto questo successo mi ha reso ancora più indecisa e confusa di quanto ero. E da lì, via alle discussioni con i miei, alle notti in bianco cercando di immaginare la mia vita futura o in quanto avvocato o in quanto interprete di conferenza , a guardare " law & order " , " the interpreter " e vari video su youtube dedicati ad entrambi i mestieri ( entrambi nella stessa quantità, per farmi un giudizio oggettivo e non influenzato dall'aver privilegiato un settore piuttosto che un altro) . Risultato ? Una sola parola : Indecisione. Ancora più indecisione. I termini per iscriversi alle università erano fine settembre circa, mentre i test li ho svolti inizio settembre circa. Avevo circa tre settimane per decidere, e fino all'ultimo giorno ( precedente dunque il termine ultimo per iscriversi ) ho esitato, facendo diventare matti i miei e esaurita la mia persona . Non sono stati  assenti pensieri del tipo : " e se poi me ne pento ? " ; " e se poi questa scelta influenzerà la mia vita in maniera irreversibile ? " : un vero disastro. Bisogna anche mettere in conto che non si trattava solamente di scegliere l'indirizzo dell'università , bensì se cambiare città per studiare, dato che tra le alternative possibili figuravano due città diverse da quella in cui sto adesso.
Mia madre è arrivata persino, una sera, a darmi i soldi per andare da uno che mi leggesse i tarocchi, per aiutarmi nella scelta. Sono uscita alle undici di sera in centro qui nella mia città in un posto conosciuto per ospitare appunto questo tipo di persone che sanno leggere la mano e le carte, e inizialmente non ho trovato nessuno, poi quando avevo perso le speranze mi giro e vedo uno di questi tizi. Mi siedo, mi dice di non parlare, mi prende la mano e fa : "sento che sei una ragazza molto ansiosa " , mi diagnostica una pressione bassa ( il che è vero) , mi dice che devo stare attenta perché nella famiglia di mio padre ci sono state in passato malattie , mentre i geni di mia madre sono più forti ( il che è vero, ed ha provocato nella mia mente una reazione del tipo: " ma questo come diavolo fa a saperlo ?! Ma allora sti trucchi funzionano " ) , poi mi dice che ho una buona salute ma devo stare attenta allo stomaco ( ehm, ma che davvero ? Chissà perché . . ) e successivamente mi dice che sono una persona che soffre nella routine, che ha bisogno di fare un lavoro futuro che mi possa permettere di viaggiare, di comunicare, per stare bene. Praticamente ha azzeccato in pieno un sacco di cose, ma se pensate che questo mi ha aiutato nella mia decisione, vi sbagliate. Sono pure tornata a Firenze dopo il test, da sola, in treno, per frequentare due lezioni di introduzione allo studio del diritto, e per cercare una stanza. Durante quelle lezioni mi sono annoiata tantissimo, pensando che mediazione linguistica fosse la cosa più adatta a me, dato che sono trilingue e che i miei mi hanno fatto fare vari certificati sin dalla nascita praticamente, per inculcarmi le loro lingue, francese e tedesco. Di sicuro sarebbe stato figo fare l'interprete. Mi piaceva molto questa idea, il challenge e l'adrenalina che rappresenta questo lavoro. Tuttavia, vuoi perché Forlì è una città piccola e offrente meno stimoli di quella in cui vivo ( ammesso che io qui abbia stimoli, ovviamente ) , vuoi perché sono un'indecisa del cazzo, vuoi perché i miei avrebbero dovuto pagarmi una stanza in affitto, vuoi perché da un lato avevo paura che, se non mi fosse poi piaciuto studiare mediazione ( il che, comunque, rappresentava una possibilità ) , mi sarei trasferita così lontano per niente, sono rimasta qui e mi sono iscritta a giurisprudenza qui nella mia città, scegliendo la terza opzione, quella che pensavo fosse solo un ripiego se non avessi passato i test di ingresso per accedere alle altre due opzioni. Ho scelto la cosa meno internazionale, che non mi fa usare il mio talento ( le lingue ) , ma anche la meno rischiosa , non implicante il trasferimento in un'altra città. I primi giorni, passate ormai le deadlines per potersi immatricolare alle altre due opzioni, sono stati giorni di tristezza,  perché sapevo di non aver avuto sufficiente coraggio per prendere un mano la situazione e magari rendermi più indipendente ( ne ho anche parlato con uno psicologo, il quale ha detto che comunque sarebbe stato meglio per me andare a vivere da sola, per fare un " salto di qualità " , rendendomi autonoma ) . Vabbè. Non sono fiera di me. Non sono neanche molto convinta di quello che sto studiando. Ho soprattutto paura che si ripresenti la stessa situazione l'anno prossimo, in cui non riesco a prendere una decisione. Vi giuro che lo stato di indecisione e di dubbio in cui mi sono trovata è stato quasi paralizzante. Certi giorni penso che in fondo non vi è nessun corso di studi adatto a me, che dato che nulla mi entusiasma dovrei fare la parrucchiera o un lavoro semplice, ma chiaramente so , razionalmente, che preferirei soffrire cinque anni in più studiando qualcosa che non mi piace piuttosto che fare un mestiere semplice . Però faccio fatica a studiare diritto, non riesco a capire se mi piace o no: da un lato odio la politica, proprio non mi interessa, dall'altro penso di avere una buona capacità logica. Vabbè, mettiamo un termine allo sproloquio : scusate l'ammasso di parole,mm non sono stati giorni facili .

23 commenti:

  1. Ciao bella! Certo che mi ricordo, almeno io ;-)
    Beh i traslochi sono sempre un periodo frizzante e stressante ... (io avrò traslocato boh 10 volte in vita mia) però sono contenta che nella nuova casa avrai spazi tuoi più ampi.
    Riguardo la scelta universitaria, dove farai legge? ricorda una cosa: si è sempre in tempo per cambiare, anche al secondo anno, anche a metà anno accademico .. Lasciati del tempo per pensarci su. E poi, giurisprudenza è tosta se non ti piace, di sicuro, ma è anche una facoltà che ti apre veramente tutte le strade, ci puoi fare tutto quello che vuoi. E secondo me da' un ottimo metodo di studio e "apre la mente". Le lingue le puoi sfruttare in qualsiasi ambito, te lo dice una che voleva fare l'interprete ed è finita a fare tutt'altro! Non si decide nulla della propria vita (o quasi) con la scelta universitaria (a parte se si sceglie una facoltà fortemente professionalizzante come medicina, per esempio). Un bacione, spero tu torni a scrivere regolarmente!

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    1. Cosa intendi che non si decide nulla della propria vita con la scelta universitaria ? Davvero pensi che con il diritto si possa poi avere accesso a " tutto " ? Penso che il diritto in quanto studio ti permette poi di avere accesso a professioni in cui si esercita appunto il diritto, non altre cose. Poi magari fai diritto medico, diritto commerciale, ma sempre diritto rimane. Ho letto su internet su un forum che il fatto che " giurisprudenza apra molte strade " è un luogo comune . . Comunque sia ti ringrazio perché le tue parole sono comunque incoraggianti :) davvero volevi fare l'interprete ? E cosa hai fatto alla fine ?
      È proprio di questo che ho paura. . Di non sapere prendere una decisione neanche finito questo anno ( se continuare o no ) scegliendo di nuovo nella fretta, nello stress e nell'incertezza. . Poi mi sono iscritta a vari gruppi su facebook riguardanti l'esame di avvocato, ed ho letto che in pratica nessuno è contento perché dopo cinque anni di università tocca fare almeno due anni di praticantato prima di fare quell'esame, e non è detto che lo si passi. Il praticantato spesso è sottopagato o proprio non retribuito.. Si è sfruttati e successivamente rimpiazzati perché così gli avvocati assumono stagisti su stagisti e risparmiano. Quantomeno il medico guadagna subito, già durante la sua specializzazione.

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    2. Con giurisprudenza puoi fare ogni concorso, lavorare nella pubblica amministrazione, in politica, nella comunicazione, nelle istituzioni, come consulente legale, mediatore, nel sociale, ed è sempre una scelta reversibile. Nel senso che se proprio non sopporti la facoltà potrai cambiare, ed eventualmente trovarti alcuni esami in comune con la facoltà nuova che potresti avere riconosciuti!
      Io da interprete sono finita a lavorare in cooperazione prima ed in politica poi...avendo fatto scienze politiche. Come vedi sembrano cose lontane,ma durante il percorso universitario farai esperienze, stage, seminari che ti faranno capire qual è la tua strada. La professione dell'avvocato in effetti è bella complicata, ma di sicuro oggi è difficile trovare lavoro sempre!! Pensa che bello lavorare nel diritto internazionale però ... All'Unione europea o all'ONU ;-)

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    3. Non so se queste professioni mi affascinano. Non riesco a provare entusiasmo per le professioni che hai elencato, per la politica, il sociale.

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    4. Ma eri interprete di conferenza ? Quindi hai studiato sia mediazione che scienze politiche ? O parli di un altro tipo di interprete ?

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    5. Massi figurati bella, oggi non ti interessano ma magari cambierai idea tante volte ... ;-) io uscita dal liceo volevo fare l'interprete di conferenze, poi non l'ho mai fatto perché ho studiato altro...ed è stato un bene alla fine. L'importante è che tu non ti senta costretta in una strada senza via d'uscita perché non è così, col tempo capirai cosa
      Vuoi veramente ;)

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    6. Speriamo !

      ( chi vive di speranza . . Muore disperato . . XD )

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  2. La scelta universitaria non è mai facile e comporta sempre una scelta che inevitabilmente ti taglia fuori da infinite possibilità. Io, per esempio, ero iscritta a giurisprudenza ma poco dopo la maturità ho avuto una specie di conversione e mi sono iscritta a lettere classiche! Però ancora oggi, dopo cinque anni, mi chiedo come sarebbe stato studiare per diventare avvocato, se mi sarei appassionata allo stesso modo, sarei stata altrettanto brava e provo ad immaginarmi in uno studio in tailleur e decollette di vernice! :)
    Tu hai tutto un anno davanti per capire se è la scelta giusta. Mal che vada, puoi riprendere in considerazione le opzioni che avevi a settembre con più cognizione di causa.
    Un abbraccio!

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    1. Spero di trovarla, questa cognizione di causa . . Conoscendomi mi ritroverò esattamente nella stessa situazione che a settembre. Comunque, anche una laureata in lettere classiche può andare in ufficio o a lavoro in tailleur e decolletè di vernice :-) che lavoro vorresti fare dopo? Insegnare o altro?
      Un abbraccio <3
      B

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    2. Io spero di rimanere in università come ricercatrice e poi eventualmente come docente, mentre l'idea di insegnare nei licei non mi piace neanche un po', non ho pazienza e credo che sarei frustrata e sclerata!

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    3. Però bisogna ammettere che è un mestiere non privo di soddisfazioni, come quello di avere una classe interamente sotto al tuo comando e per un ammontare di ore settimanale non eccessivo ( ricordo la mia prof. di francese, che mi faceva arrabbiare perché dopo le due orette mattutine alla cattedra già stava fuori scuola, ed aveva molto probabilmente finito di lavorare per quel giorno ) . Poi ovvio ci sono comitati, riunioni e corsi di aggiornamento, ma l'estate è libera , magari con qualche compitino scritto da correggere, attività tranquillamente svolgibile sdraiati e con un aperitivino in mano.

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  3. Ciao Barbara!

    Purtroppo, chi più chi meno, tutte sappiamo quanto sia facile ricadere in determinate modalità di coping disfunzionali nei momenti di maggiore stress... dal tuo racconto si evince chiaramente la grande quantità di cambiamenti - logistici, di opportunità - che hai dovuto affrontare.
    Non ti conosco, e quindi non voglio azzardare commenti... solo due impressioni:

    1. Sei riuscita a non ricorrere al purging per ben un mese! Perché costretta dalle circostanze, dirai, e in parte hai ragione. Ma pensa a cosa non potresti fare una volta deciso che vale la pena di riprovarci...;

    2. comprendo la tua indecisione in merito agli studi universitari, e capisco anche che tu ti senta in certa misura delusa da te stessa per non aver optato per le sedi lontane dalla tua città... pensa però che quest'opportunità ti è giunta in un momento poco favorevole, e forse non avresti potuto trarne il meglio.

    Dalle tue parole, mi sembri una ragazza riflessiva, e giustamente non vuoi precluderti alcuna via: allora, come suggerisce Anais, perché non considerare questo primo anno di università come un momento di riflessione, per capire cosa davvero ti interessa? Non sentirti in obbligo di assumere scelte definitive... e soprattutto, non temere di non trovare nulla che ti appassioni, o almeno ti incuriosisca.
    Davvero, penso che al più ci siano opzioni che non hai considerato per carenza di informazioni, o a causa di suggerimenti/pressioni familiari - è una mia ipotesi, chiaramente solo tu puoi saperlo.
    Ma sii onesta con te stessa su questo punto, ne vale la pena.

    Secondo me, può valere lo stesso discorso fatto per l'alimentazione: se sei riuscita a ottenere un ottimo risultato (tre prove superate su tre!) in ambiti che evidentemente non ti convincevano del tutto, pensa a quanto potresti dare e ricevere in un campo a te più congeniale.

    Scusa per il lungo commento, ma leggendo le tue peripezie in una fase così delicata della tua vita ho provato una certa tenerezza... ;-)

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    1. Le te considerazioni sono giustissime. . Effettivamente, non avrei potuto trarne il meglio. I miei già mi parlavano di quanto sarebbe stato un problema economicamente, che sborsare trecentocinquanta per una stanza sarebbe stato necessariamente accompagnato dal darmi a me solo cinque euro al giorno per tutte le spese. . Cambiare città avrebbe significato anche trovarmi un lavoro, cosa che il psicologo da cui sono andata ha detto che avrei potuto fare tranquillamente, pur considerando che comunque cinque euro al giorno tutto incluso tranne l'affitto sono pochi. Vabbè, con questo non voglio assolutamente dare la colpa ai miei, ci mancherebbe, fanno tutto per me. Però , far sostenere queste spese ai miei, fare tutti questi sacrifici, e poi non essere neanche sicura della scelta che faccio ? Nonostante tutto ciò, ancora non sono molto felice e soprattutto fiera di essere rimasta qui. Avrò pure la mia stanza, ma continuo di fatto a stare con i miei. Un bel giorno dovrò pure avere il coraggio di prendere in mano la mia vita rendendomi indipendente. Qua ho provato a mandare curriculum ovunque per fare la barista, la banchista, qualsiasi cosa per mettere soldi da parte magari anche per l'anno prossimo. In pochi hanno risposto, la sola prova che ho fatto in una pizzeria dopo due giorni si è rivelata un fallimento perché il proprietario ( straniero, paesi arabi ) ha iniziato a provarci, cosicché mi sono licenziata immediatamente. Boh, la mia situazione fa schifo xD
      Comunque grazie mille :-)

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  4. Ma ciao!! Ormai ti credevo troppo presa dalla tua nuova vita universitaria x scrivere o pensare a blogger!!

    Certamente anche io credo come lo psic che uscire di casa ti avrebbe aiutato a crescere e maturare, diventare adulta insomma, ma devi esserne convinta anche te altrimenti é solo uno spreco di soldi da parte dei tuoi..
    Personalmente avrei scelto qualcosa sulle lingue straniere viste le tue conoscenze, ma insomma sei tu che devi decidere.. Giurisprudenza l'ha fatta la mia miglior amica e é veramente difficile, e che lei era già avvantaggiata avendo fatto una scuola con già diritto e non un liceo, quindi onore al merito se riuscirai :)

    E poi scusa ma, cazzo!! Tre test con cosi pochi posti hai superato????? Ma che sei un genio incompreso? Mi sono proprio sbagliata sul tuo conto, non ti credevo una brava a studiare, e invece come mi sbagliavo! Complimentissimi!!
    Di certo ogni cosa deciderai di fare la farai al meglio, non ho dubbi!!

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    1. Genio incompreso non direi, il merito va alle mie conoscenze linguistiche. Due di questi test constavano in una prova in lingua straniera, abbastanza difficile ma fattibile per chi come me è madrelingua. Anche qui nella mia facoltà c'è una ragazza che ha fatto un liceo di diritto , e praticamente da sempre sa che vuole fare il giudice. La sua motivazione in confronto alla mia è mille volte più alta. . Per quanto mi riguarda in famiglia mio padre ha studiato giurisprudenza, e da due anni cerca di espormi le proprietà positive di questa facoltà, come ti " apra tutte le porte " , ecc. Forse inconsciamente mi sono fatta fare un po' il lavaggio del cervello da parte sua. Bisogna tenere anche conto che lui ha sempre voluto che facessi le stesse cose che a lui interessano, come il windsurf, suo sport preferito in cui era anche bravo da giovane, a cui due anni fa ha cercato di far appassionare anche me. Poi lo stage in albergo, mondo con cui lui non aveva nulla a che fare ma in cui immaginava avrei passato il resto della mia vita, facendo la receptionist e successivamente salendo di livello ( il tirocinio che ho fatto in Germania però fallì perché i tedeschi erano proprio talebani al massimo e soprattutto non mi piaceva lavorare in albergo.)
      Io voglio bene ai miei, ma non so quanto mi stiano o meno influenzando. Mia madre prima della scelta, mi ha detto: " attenta a quello che scegli, attenta perché potresti ritrovarti infelice dopo" . E lei era a favore di studiare mediazione a Forli, mi ci vedeva meglio.

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  5. Ciao bella!
    Guarda, io mi sono trasferita a Milano per studiare e, col senno di poi, forse non lo rifarei. Non credo mi abbia fatto proprio benissimo... Nè per quanto riguardo la salute, nè per l'alimentazione, nè per i miei già precari rapporti sociali.
    E ti assicuro che dover chiedere ai tuoi genitori 800 euro al mese non ti rende affatto più indipendente!
    Inoltre le materie di questo unico e rinomatissimo corso di studi in questa prestigiosissima e carissima università.. non mi stanno piacendo così tanto come credevo!
    Non abbastanza da compensare i fiumi di soldi che ho buttato, i disagi, la lontananza, la solitudine, i pregiudizi che devo affrontare, ecc...
    Perciò non trattarti male, non sei stata vigliacca, non hai sbagliato. Se è stata una tua scelta, allora era quella giusta. Era quella che ti sentivi di prendere, e va bene così.
    Un mese senza vomito... Bravissima!
    Non sei ingrassata, grande no? Sai di poter smettere senza subire conseguenze! Tienilo a mente!
    Un bacio

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    1. Non so quanto mi abbia fatto bene non vomitare . . Nel senso che comunque sia sono andata contro alla mia filosofia, in quanto vedo il cibo come ingombro e come inquinamento . Tuttavia, oggettivamente è stato un miglioramento.
      Anche i miei avrebbero dovuto sborsare un bel po' per farmi cambiare città, e di sicuro la vita da fuori sede non è oro che luccica . Ti ringrazio per i tuoi incoraggiamenti . . Devo dire che sei stata coraggiosa a cambiare città rischiando molte certezze e sicurezze. Il psicologo dal quale sono andata ha detto che, male che sarebbe andato il cambiamento, almeno mi avrebbe permesso di fare un " salto di qualità " , sperimentando la vita indipendente e responsabile. Era deluso anche lui che non avessi scelto di spostarmi, ma nonostante ciò oggettivamente anche lui vedeva che comunque i problemi logistici erano tanti ( già che sono andata dallo psicologo è una dimostrazione di quanto fossi disperata xD )
      Un abbraccio
      :)

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  6. Ciao Barbara,
    so bene quanto sia incerto e travagliato il periodo delle scelte universitarie perchè, come molte delle ragazze che hanno commentato prima di me, ovviamente ci sono passata anch'io... e quindi anch'io me lo ricordo come un periodo di grande indecisione.
    Il fatto è che, semplicemente, non possiamo sapere se un determinato corso di studi ci piacerà o meno, a priori. A priori ci può piacere semmai "l'idea" di fare una cera facoltà, ma poi tra "l'idea" e il frequentare materialmente quella facoltà e vedere in cosa effettivamente consiste. bè, ne passa di acqua sotto i ponti!...
    Quindi, necessariamente la scelta universitaria finisce per essere un po' una scelta alla cieca... e solo il tempo è in grado di dire se questa scelta fatta sia stata o meno quella giusta.
    Per cui, prova a vedere a questo anno universitario che stai frequentando come ad un anno di transizione: è un anno che ti servirà per lo meno per capire se quello che stai studiando ti piace/ti interessa o meno, e dunque se pensi che possa valere la pena di continuare su questa strada, o di cambiare direzione.
    Fortunatamente la scelta universitaria è reversibile: non è che se hai iniziato una facoltà allora devi finirla o morte, hai tutta la possibilità di cambiare se vedi che quello che hai intrapreso è un percorso che non fa per te.
    Poi, certo, può darsi che il prossimo anno a Settembre tu ti ritrovi nuovamente indecisa sul da farsi: però, per lo meno, avrai un vantaggio in più rispetto a quest'anno... saprai se quello che hai studiato ti piace o no. Quindi, nella peggiore delle ipotesi, avrai eliminato qualcosa per esclusione... e potrai tentare altro.

    P.S.= Non sapevo che anche a Giurisprudenza avessero messo il numero chiuso...! L'università italiana sta veramente cadendo a pezzi, se non è più in grado, in nessuna facoltà, di garantire il diritto allo studio... che sfacelo...

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    1. Io sono favore del numero chiuso. . Altrimenti come si svolgerebbero le lezioni ? Dove, con quali mezzi, con quanti professori ? Per trovare strutture adeguate ad ospitare, per esempio, i novantamila aspiranti medici aventi tentato il test lo scorso anno , bisognerebbe quantomeno pensare concretamente a svolgere le lezioni in uno stadio. Va bene il diritto allo studio, ma la nostra Costituzione ribadisce che esso è un diritto volto ai " capaci e meritevoli " . . . Che tutti gli aspiranti siano stati dotati di queste caratteristiche lo metto in dubbio; me in primis che ho tentato il test ma nelle materie scientifiche non sono capace ( ecco lì che viene meno uno dei requisiti sanciti dalla fonte suprema sopracitata ) ; per cui penso in queste casistiche bisogni adottare uno sguardo spietatamente concreto .
      Comunque sia, ti ringrazio per gli incoraggiamenti :-)
      Un abbraccio !

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    2. Io invece sono a sfavore (hmmm, ma esiste?...) del numero chiuso. Non tanto per un idealistico discorso di diritto allo studio, quanto piuttosto per la libertà di scelta che credo ognuno di noi dovrebbe avere sul proprio futuro, anche da un punto di vista strettamente professionale. Certo, hai ragione quando dici che su certe facoltà si ragiona su grossi numeri, e che quindi in qualche modo debba essere operata una cernita: semplicemente, penso che il test d'ingresso sia un modo del tutto sbagliato per operare questa cernita. Vogliamo che possano continuare a studiare i "capaci e meritevoli"? Ammesso e non concesso che esista un metodo oggettivo per valutare capacità e merito di una persona (non affatto credo che tu sia incapace nelle materie scientifiche, credo che nessuno te le abbia mai sapute insegnare adeguatamente, ed abbia rispettato i tuoi tempi in maniera tale da fartele elaborare ed agire), allora secondo me queste capacità dovrebbero essere dimostrate sul campo. Io sono a favore del metodo "alla francese" per intenderci: ammettiamo tutti quanti all'inizio, e dopo il primo semestre facciamo andare avanti solo chi ha dato TOT esami, riportando almeno una TOT media... e ripetiamo questa selezione al termine di ogni semestre. Vedrai come la gente viene decimata in fretta. E così sì che si può eventualmente vedere capacità e merito... non certo da una serie di quiz a crocette, in cui il "Fattore C" conta al pari di eventuali competenze...
      (Per inciso, le lezioni su elevati numeri di studenti non sono gran problema: nella mia facoltà eravamo parecchi, e per ovviare a questo ci hanno sempre divisi in 3 gruppi, con orari delle lezioni sfalsate..)
      Poi, certo, ovviamente questa è solo la mia opinione...

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    3. Non mi trovo totalmente in disaccordo con questo modello alla francese, ma penso gli italiani siano ancora amministrativamente e logisticamente troppo disorganizzati per poterlo mettere in atto , troppe forze che preferiscono sprecare belli comodi a redigere assurdi e arzigogolati test di ammissione

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Vi prego, non intervenite se è per cianciare con la solita pappardella " pro - ricovery " ecc. ecc. Evitatemi questa pallosità.